• Nuova forma di vita consacrata stabilita da PME

    Prolusione al I° Congresso Internazionale degli Istituti Secolari
    Nuova forma di vita consacrata stabilita da PME

     

    1. Desidero anzitutto ringraziare sentitamente i benemeriti organizzatori di questo Congresso, i quali accogliendo le indicazioni del Sacro Dicastero che ha la alta direzione degli Istituti Secolari, lo hanno preparato con tenace pazienza e lo vedono oggi realizzato con legittima soddisfazione.

    2. Al ch.mo Prof. Giuseppe Lazzati che ne ha la presidenza e che ci ha accolti con tanta grazia e con fiduciosa speranza, la nostra sincera gratitudine.

    3. E la nostra viva riconoscenza al caro dottor Oberti, il quale in qualità di Segretario del Comitato Organizzatore, ha dedicato tempo, energie e abilità per la celebrazione di questo raduno che corona oggi la sua diuturna fatica.

    4. Sono lieto e onorato di accogliervi a Roma assieme alle distinte personalità che vi accompagnano e di rivolgervi un saluto particolarmente cordiale.

    5. Questo saluto si rivolge non solo a voi, qui presenti, ma a tutti i membri degli Istituti Secolari, agli associati alle vostre opere e a tutti gli amici che vi sostengono e vi ammirano. Voi infatti rappresentate un grande numero di uomini e di donne di diverse nazioni, che, affratellati dall'ideale di santificare il mondo, nell'esercizio esemplare del loro apostolato, sono oggi un fattore importante nella missione di rendere più cristiana, più umana e più giusta la società.

    6. Saluto inoltre i sacerdoti membri degli Istituti Secolari che portano nelle loro rispettive diocesi un contributo prezioso al lavoro pastorale che si compie per l'elevazione del popolo di Dio, grazie alla loro consacrazione personale e alla loro generosa dedizione, in pieno accordo con i propri vescovi dei quali sono fedeli e devoti collaboratori.

     

    Primavera della Chiesa

    7. Prima di trattare l'argomento degli Istituti Secolari, credo opportuno di premettere qualche considerazione di carattere generale.

    8. Gli Istituti Secolari sono riconosciuti nella Chiesa attuale come una bella primavera ricca di promesse e di speranze.

    9. Senza voler ricordare una serie di edificanti Associazioni che hanno sempre caratterizzato lo svolgersi e l'espandersi della Chiesa, ricordiamo quest'ultima sua fioritura negli Istituti Secolari come sono concepiti, formati e strutturati dalla legislazione contemporanea della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, dal Motu proprio Primo feliciter e dalla Istruzione Cum Sanctissimus. Dobbiamo riconoscere subito che si tratta di tre documenti i quali si integrano a vicenda e offrono un sicuro orientamento per la santificazione degli individui e per l'esercizio dell'apostolato.

    10. Quanto ai documenti del Concilio Vaticano II è stato detto che sono piuttosto parchi nei riguardi degli Istituti Secolari. Dobbiamo però riconoscere che quanto su di essi è stato affermato nei testi conciliari, condensa le precedenti disposizioni pontificie e costituisce un chiaro, positivo e solenne riconoscimento non solo della loro esistenza e personalità giuridica ma anche degli scopi apostolici che li animano e li orientano.

    11. Un pioniere degli Istituti Secolari, il compianto Padre Agostino Gemelli, dopo aver esposto in una sintesi stupenda l'opera degli stati di perfezione attraverso i secoli, sottolinea che i tempi attuali hanno un'esigenza propria intellettuale e morale e che bisogna portare la buona novella in ogni strato sociale.

    12. La Provida Mater che è opera soprattutto dell'anima apostolica e dell'intelligente previsione del P. Larraona, oggi Cardinale, espone chiaramente come dalla storia risulti che la Chiesa ha dato origine a organismi comprovanti "...che anche nel secolo con l'aiuto della chiamata di Dio e della grazia divina, si può ottenere una consacrazione abbastanza stretta ed efficace, non solo interna, ma anche esterna... avendo così un istrumento molto opportuno di penetrazione e di apostolato" (Provida Mater).

    13. Si può dunque affermare che la storia degli Istituti Secolari è antica quanto la Chiesa. Se oggi sono canonicamente riconosciuti e hanno una forma giuridica, ciò non ha fatto che consacrare la loro esistenza.

    14. Qualcuno infatti si compiace a riscontrare negli Istituti Secolari gli autentici eredi delle ferventi comunità dei fedeli che sbocciarono fin dal periodo apostolico e fiorirono in tutti i tempi e in forme diverse, sotto l'impulso della stessa grazia invisibile e operante, formando una inesauribile fraternità nella Famiglia cristiana.

    15. Né si può dimenticare che la storia della Chiesa ci parla di cristiani viventi nel secolo i quali fin dai primi tempi si consacravano a Dio, riconoscendo nella consacrazione il mezzo per vivere più intensamente il battesimo. La vita di molti Santi è la prova di questo netto riconoscimento che anche nel mondo si può e si deve dare testimonianza del Vangelo. I Terzi Ordini del Medio Evo documentano la santità vissuta e praticata fuori della vita religiosa.

    16. Purtroppo col tempo si è introdotta qualche confusione in questo campo. E per questo sant'Angela Merici ha voluto provvedere alla necessità di assicurare nel mondo la presenza attiva di anime consacrate dedite all'apostolato.

     

    Consacrazione nel mondo

    17. Tutti conosciamo la classica definizione che degli Istituti Secolari ha dato la Provida Mater: Le associazioni di chierici e di laici i cui membri, in vista di conseguire la perfezione cristiana e di esercitare pienamente l'apostolato, praticano nel mondo i consigli evangelici, sono designate sotto il nome di Istituti Secolari…".

    18. La Chiesa dunque riconosce quali membri di Istituti Secolari coloro che vivono la loro consacrazione nel mondo, per far irradiare Cristo e i suoi insegnamenti nella società.

    19. Lo Spirito Santo, come ha proclamato Pio XII nel Motu proprio Primo feliciter, per grande e particolare grazia, ha chiamato a Sé molti dilettissimi figli e figlie affinché, radunati e ordinati negli Istituti Secolari fossero sale, luce ed efficace fermento nel mondo nel quale, per divina disposizione, devono restare.

    20. Le parole di Pio XII trovano riscontro anche nei documenti conciliari i quali hanno riaffermato la natura, hanno precisato le esigenze e hanno ribadito il carattere proprio e specifico degli Istituti Secolari, cioè la secolarità. Questa infatti è la nota distintiva e la ragion d'essere degli Istituti Secolari.

    21. Mentre i chierici e i laici che si fanno religiosi cambiano la loro natura giuridica e le loro relazioni pubbliche e sociali nella Chiesa, e si assoggettano alle leggi proprie dello stato religioso con i corrispondenti diritti e doveri, i chierici e i laici che si incorporano in un Istituto Secolare restano come prima; il laico resta laico nel mondo e il chierico che prima era soggetto al suo Ordinario diocesano rimane doppiamente a lui soggetto, stretto da un nuovo vincolo di soggezione, mentre in nessun caso potranno essere chiamati o considerati religiosi.

    22. La vita spirituale dei membri di un Istituto Secolare si svolge nel mondo e col mondo e perciò con una certa agilità e indipendenza da forme e schemi propri dei religiosi. La loro vita esteriore non si differenzia da quella degli altri secolari celibi perché i loro uffici e le loro opere sono nel mondo dov'essi possono occupare impieghi e cariche che i religiosi non possono esercitare. A loro volontà e secondo gli statuti possono vivere in famiglia (e la maggior parte infatti vive in famiglia) o anche in comune (art. III, § 4 Provida Mater) ed esercitare qualsiasi attività professionale lecita. Essi devono santificare il profano e il temporale, santificarsi nel profano e portare Cristo nel mondo. Sono collaboratori di Dio nel mondo della scienza, dell'arte, del pensiero, del progresso, delle strutture sociali e tecniche, economiche e culturali, negli impegni civili di ogni ordine: nella casa, nelle scuole, nelle fabbriche, nei campi, negli ospedali, nelle caserme, negli uffici pubblici, nelle opere assistenziali, in tutto l'immenso e impegnativo panorama del mondo. Sono insomma chiamati a vedere e a riconoscere in sé e in quanto li circonda qualcosa di misterioso e di divino che li conduce a Dio attraverso gli elementi della natura, com'è detto nella Gaudium et.spes (n. 38). Sono molti gli aspetti del mondo che ricevono luce da questo principio.

    23. I membri degli Istituti Secolari sentono che Cristo vergine, povero e obbediente ha annunciato il suo messaggio di castità, di povertà e di obbedienza a uomini come loro viventi nel mondo. Questo messaggio è ancora pieno di attualità e viene ripetuto agli uomini del mondo presente nella semplicità e nel candore della parola divina come essa è sgorgata dal cuore del Redentore. Se esso viene raccolto solo da una piccola porzione, questa costituisce il fermento provvidenziale che conserva e moltiplica il dono di Dio.

    24. L'apparizione degli Istituti Secolari è dunque un fenomeno che denota la forza e la vitalità della Chiesa la quale si rinnova nella sua perpetua giovinezza e si irrobustisce con nuove forze. La Chiesa ha accolto con favore questa nuova manifestazione di anime desiderose di santificarsi nel secolo professando in modo stabile i consigli evangelici e l'ha sanzionata, con forza di legge, dando valore giuridico all'ansia di assicurarsi la perfezione cristiana e di esercitare l'apostolato. Così ai due stati di perfezione già riconosciuti - Religiosi e Società di vita comune - si unisce la terza forma degli Istituti Secolari.

     

    Lex Peculiaris

    25. L'intento che il nuovo stato di perfezione fosse ben definito e precisato si manifesta in tutta la legislazione della Santa Sede.

    26. Nella Lex Peculiaris (Provida Mater) viene chiaramente determinata la differenza con le Religioni e le Società di vita comune, mentre si espongono una serie di elementi, come la consacrazione, il carattere del vincolo, ecc., che specificano e illustrano il tipo di società nuova creata dalla Provida Mater. E queste norme basilari per costituire e ordinare solidamente gli Istituti Secolari fin dai loro inizi, sono chiaramente riassunte nella Istruzione Cum Sanctissimus.

    27. L'intervento normativo ed esecutivo con cui il magistero della Chiesa approva una determinata società come Istituto di perfezione comporta anche un giudizio circa la concordanza della stessa società col diritto che ne deve regolare la vita e le funzioni. La Chiesa infatti vuole nell'organizzare una nuova forma di stato di perfezione che tutte le Associazioni in possesso dei caratteri essenziali del nuovo stato vengano strutturate in conformità con le norme date. E quando tali Associazioni risultano dotate dei requisiti richiesti, allora soltanto vengono riconosciute come Istituti Secolari.

    28. La competente Sacra Congregazione ha sempre voluto evitare una possibile adulterazione di questi Istituti insistendo sulla essenziale importanza del loro carattere specifico: stato di piena consacrazione a Dio "nel secolo", mentre esige che tutti gli elementi richiesti negli Istituti Secolari vengano osservati scrupolosamente, cominciando appunto dalla secolarità che specifica questo stato di perfezione. Secolarità, desidero ribadire, che si identifica con il contenuto positivo e sostanziale di chi vive "uomo tra gli uomini", "cristiano tra i cristiani nel mondo" che ha "la coscienza di essere uno tra gli altri" e insieme "ha la certezza d'una chiamata a una consacrazione totale e stabile a Dio e alle anime" sanzionata dalla Chiesa.

    29. Mentre l'Istituto Secolare consacra i suoi membri alla sequela di Cristo, li mette anche nella condizione che le personali attività da loro esercitate nel mondo siano orientate verso Dio e vengano esse stesse in certo modo consacrate, facendo parte della completa oblazione a Dio. In questo modo si compie per i membri degli Istituti Secolari quella caratteristica forma di apostolato "ex saeculo" di cui parla il Primo feliciter.

    30. Il Decreto Perfectae caritatis bellamente riassume questa dottrina quando afferma che "...la professione degli Istituti Secolari comporta una vera e completa professione dei consigli evangelici nel secolo", aggiungendo subito dopo: "Gli Istituti stessi conservino la propria fisionomia, cioè quella secolare".

    31. Questa consacrazione arricchisce la vita dei fedeli, la personalità ecclesiale e la consistenza stessa degli Istituti con la sostanza teologica propria dei consigli evangelici.

     

    Elementi sostanziali

    32. Riconoscendo negli Istituti Secolari gli elementi sostanziali degli Istituti di vita consacrata, il Concilio Vaticano II ricorda, alla stregua del Primo feliciter, le specifiche caratteristiche di questi Istituti che risaltano da tre elementi costitutivi:

    a) la professione dei consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza;
    b) l'assunzione dei detti consigli in obblighi, mediante uno stabile vincolo (voto promessa giuramento) riconosciuto e regolato nel diritto della Chiesa;
    c) la secolarità, che si esprime in tutta la vita dell'associato e ne permea tutte le sue attività apostoliche.

    33. Questi tre elementi sono complementari ed egualmente necessari ed imprescindibili. Se mancasse l'uno o l'altro in qualche Istituto, questo non potrebbe essere secolare. Infatti il carisma fondazionale sarebbe diverso e perciò dovrebbe trovare nell'ordinamento canonico una configurazione giuridica adeguata. I tre citati elementi possono quindi riassumersi nella formula: "stabile impegno (o vincolo) della professione dei consigli evangelici, nell'àmbito della secolarità, riconosciuto dalla Chiesa" .

    34. I tre elementi essenziali, di natura teologico giuridica, mentre delimitano e precisano la fisionomia propria di questi Istituti, servono anche a distinguerli bene sia dagli Istituti religiosi sia dalle numerose e varie forme associative che esistono nella Chiesa, nella quale è ben noto e provvidenziale il crescente e progressivo sviluppo delle stesse.

    35. E' stata conseguente pertanto la Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae Universae (15 agosto 1967) che dette al Sacro Dicastero preposto agli Istituti di perfezione la denominazione di "Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari" per marcare in modo inequivocabile l'intrinseca diversità esistente tra le Religioni (e assimilate Società) e le nuove forme di vita consacrata nel secolo.

     

    Rinnovamento

    36. Gli Istituti Secolari sono ancora nella loro prima età e non sembrerebbero soggetti a quell'aggiornamento o rinnovamento decretato dal Concilio, al quale sono chiamate tutte le comunità per ritornare alle fonti e far rivivere lo spirito dei Fondatori.

    37. Per quanto riguarda gli Istituti Secolari dobbiamo riaffermare che soltanto quelli che rispondono ai requisiti fissati nei documenti pontifici possono essere riconosciuti come tali. Se pertanto qualcuno degli Istituti Secolari, influenzato forse dall'ambiente talora impregnato dalla tradizionale struttura della vita religiosa, si fosse scostato dalle chiare indicazioni della Provida Mater, del Primo feliciter e della Cum Sanctissimus dovrebbe rivedere le sue posizioni e ritornare alle fonti della legislazione dei tre documenti pontifici.

    38. Naturalmente l'eventuale esame di chiarificazione dovrà essere fatto di concerto con l'autorità che sola può essere giudice in materia così importante.

    39. Comunque è chiaro che gli Istituti Secolari non potendo essere religiosi (cfr. Decreto Perfectae caritatis, n. 11) la loro legislazione deve essere formulata in modo da escludere qualsiasi confusione con quella dei religiosi e dev'essere precisata in una terminologia che non dia adito a erronee interpretazioni.

    40. La diversità tra gli Istituti Religiosi e gli Istituti Secolari è talmente netta e precisa e, come si è detto sopra, intrinseca, che difficilmente si può comprendere come l'aggiornamento degli Istituti religiosi possa consistere nel passaggio, chiamiamolo così, di un Istituto religioso a un Istituto Secolare. Infatti gli Istituti religiosi, secondo il Decreto Perfectae caritatis si rinnovano nel ritorno allo spirito dei Fondatori nell'equilibrio meditato di una vita che dev'essere modificata, cioè migliorata, ma non cambiata. Quando un Istituto religioso dimostra di non saper vivere secondo il carisma della sua fondazione, difficilmente può ritenersi capace di assimilare lo spirito d'un Istituto Secolare, perché non si tratta di semplici strutture canoniche, ma piuttosto di una vocazione che è data da Dio e confermata dalla Chiesa.

    41. Un falso aggiornamento degli Istituti religiosi che ne portasse qualcuno a voler assumere le modalità della vita consacrata "in saeculo" oscurerebbe la figura ecclesiale propria degli Istituti Secolari, ma sarebbe soprattutto assai dannoso per gli stessi Istituti religiosi. Infatti, tale modo di procedere originerebbe quel livellamento e impoverimento della vita religiosa di cui parlava il Santo Padre Paolo VI nel suo discorso alle Superiore Generali nel novembre 1969 e, in ultima analisi, provocherebbe la secolarizzazione globale dello stato religioso, togliendogli cioè quello che lo caratterizza e lo specifica in seno agli Istituti di perfezione della Chiesa. Un Istituto religioso che si secolarizza perde il proprio essere, la propria fisionomia, per dar vita a un organismo di dubbia consistenza. Sia permesso di aggiungere che in qualche Istituto c'è uno stato di difficoltà e di disagio che dev'essere superato con una migliore condizione degli aspetti essenziali della vita religiosa.

    42. A loro volta gli Istituti Secolari sappiano che il loro avvenire è assicurato dalla loro fedeltà alla vocazione che li costituisce fermento di attività apostoliche nel mondo con un carisma proprio e distinto.

     

    Incomprensioni e speranze

    43. A questo punto conviene aggiungere che gli Istituti Secolari non sono sempre stati debitamente compresi e valutati.

    44. Ogni novità nella Chiesa, se da un lato genera speranza ed entusiasmo, dall'altro suscita qualche riserva e diffidenza. Ciò è avvenuto con gli stessi Istituti religiosi, molti dei quali sono passati attraverso il crogiolo della critica e dell'opposizione per essere poi riconosciuti e ammessi come fattori di autentica spiritualità e di vigoroso apostolato.

    45. Non c'è quindi da meravigliarsi se gli Istituti Secolari, i quali portano un soffio di vita nuova nella Chiesa, incontrino talora dell'incomprensione, dei contrasti e forse anche dell'opposizione.

    46. Sono incompresi gli Istituti Secolari da coloro che vorrebbero inquadrarli nella vecchia disciplina e rivestirli delle forme consacrate dalla vita religiosa. Non comprendono gli Istituti Secolari nemmeno coloro che vacillano dinanzi a movimenti i quali aprono il cammino a una più larga comprensione dell'esigenza dei tempi e a una pratica più agile del Vangelo.

    47. Uomini e donne che vogliono consacrarsi a Cristo senza uscire dal mondo, oggi possono scegliere gli Istituti Secolari come mezzo sicuro di santificazione e come strumento efficace di apostolato fecondo e operoso. Essi non solo hanno diritto, ma sentono il bisogno di essere compresi ed essere appoggiati.

    48. A questo punto qualcuno potrebbe forse pensare che essendomi dilungato sul carattere peculiare della secolarità degli Istituti Secolari, avessi messo in secondo piano la consacrazione, cioè la professione dei consigli evangelici.

    49. Se dopo aver ribadito, a più riprese, la forza intrinseca della consacrazione, ho insistito sulla secolarità, l'ho fatto proprio perché, specialmente in certi settori, dev'essere precisato il valore di questa caratteristica degli Istituti Secolari per evitare la confusione e le sterili polemiche che ne potrebbero derivare.

    50. Per alcuni non appartenenti certo a Istituti Secolari la secolarità sarebbe infatti una parvenza, un aspetto puramente fenomenico che nasconderebbe una ben diversa realtà: il che non è affatto vero. La secolarità la si deve intendere nel suo aspetto o contenuto logico che è il più semplice, il più normale, il più completo, il più comunemente inteso. Come il Battesimo, la Cresima, l'Ordine, lasciano intatta la specifica secolarità del fedele così la consacrazione degli Istituti Secolari lascia intatta la secolarità di chi ne è membro.

    51. Ma è altrettanto vero, e perciò importante sapere, che la necessaria distinzione tra gli Istituti Secolari e gli Istituti religiosi, data dalla secolarità dei primi, non deve in nessun modo far sottovalutare la consacrazione, patrimonio degli uni e degli altri, perché questa è l'anima della nuova realtà associativa degli Istituti Secolari promossa dalla Chiesa.

    52. E con la consacrazione non bisogna dimenticare l'aspetto formativo dei membri dei diversi Istituti Secolari nonché le distinte colorazioni o i vari tipi di Istituti Secolari i quali hanno tutti uguale diritto di cittadinanza entro i limiti definiti dai documenti pontifici e conciliari.

    53. Sono argomenti questi (consacrazione formazione tipi diversi) ai quali mi permetto di accennare solamente, ma sono certo che come non si mancherà di trattarne in questo Congresso così si presenteranno occasioni di parlarne con la dovuta ampiezza e il necessario approfondimento.

     

    Sacerdoti degli Istituti Secolari

    54. Prima di terminare non posso però non esprimere alcuni pensieri circa gli Istituti Secolari sacerdotali e, più propriamente, circa i sacerdoti i quali per meglio rispondere alla vocazione di consacrazione a Dio e di servizio alle anime, entrano negli Istituti Secolari per arricchirsi di una spiritualità che li stringe sempre più a Cristo e li vincola più intimamente al loro vescovo per essere suoi fedeli ed efficaci cooperatori.

    55. Nel Presbyterorum Ordinis (n. 8), il Concilio afferma che vanno "diligentemente incoraggiate le Associazioni le quali, in base a statuti riconosciuti dall'autorità competente, fomentano, grazie a un modo di vita convenientemente ordinato e approvato e all'aiuto fraterno, la santità dei sacerdoti nell'esercizio del loro ministero e mirano in tal modo al servizio di tutto l'Ordine dei Presbiteri".

    56. Si noti che il Concilio ha fondato questo principio in favore di Associazioni dei sacerdoti, anche sul diritto naturale di associazione, che spetta, servatis servandis, a tutti i fedeli e a tutti gli uomini. Quando nel Concilio si discusse del diritto di associazione dei sacerdoti, la competente Commissione conciliare dette la seguente risposta, approvata dalla Congregazione Generale del 2 dicembre 1965: "non si può negare ai presbiteri ciò che il Concilio, tenendo conto della dignità della natura umana, dichiarò proprio dei laici, poiché risponde al diritto naturale".

    57. Anche i sacerdoti quindi godono del diritto di formare Associazioni rispondenti ai bisogni del clero, per vivere più intensamente la loro vita spirituale, per lavorare più efficacemente nel campo apostolico, per conservare una più intima comunione con i loro confratelli, per servire il loro vescovo con una sempre più fedele e disinteressata dedizione.

    58. Uno dei punti su cui s'impernia la vita dei sacerdoti iscritti a Istituti Secolari è il diritto a servirsi dei mezzi spirituali a loro meglio rispondenti per vivere gli impegni di sacerdoti diocesani, e così soddisfare nel modo migliore alle esigenze della diocesanità.

    59. La Gerarchia deve vigilare, assistere e orientare il sacerdote ma non può negargli né rendere difficile lo svolgimento della sua elevazione spirituale quando questa naturalmente si compie nell'àmbito di dottrine approvate dalla Chiesa.

    60. Né si possono confondere i sacerdoti diocesani iscritti agli Istituti Secolari con quelli che formano parte di altre Associazioni, poiché i primi sono impegnati a vivere in modo stabile i consigli evangelici in una società riconosciuta dalla Chiesa a questo scopo, mentre ciò non si verifica per i secondi. Per questo gli Istituti Secolari sacerdotali sono stati posti sotto la vigilanza della Sacra Congregazione che tutela la santità dei vincoli di perfezione e ne favorisce l'incremento.

    61. I sacerdoti diocesani degli Istituti Secolari che sono sparsi in quasi tutti i Paesi del mondo, devono distinguersi per l'integrità e la povertà della vita, per l'obbedienza al loro vescovo e la dedizione al lavoro, portando nella Chiesa il contributo di un autentico apostolato evangelico per la diffusione del Regno di Dio. La presenza di questi sacerdoti per la loro fedeltà alla Chiesa è un baluardo sicuro in mezzo al clero diocesano contro i crescenti pericoli che contrastano il loro ministero.

    62. Conviene inoltre notare che le Costituzioni degli Istituti Secolari sacerdotali sono esplicite ed eloquenti a questo riguardo. I sacerdoti che ne fanno parte non solo restano vincolati al loro vescovo in virtù della promessa fatta nell'ordinazione, ma gli sono sottomessi altresì proprio perché membri degli Istituti. Gli Statuti infatti pongono l'esplicita clausola che, per quanto riguarda l'attività pastorale, i detti sacerdoti diocesani dipendono esclusivamente e totalmente dal vescovo il quale può nominarli dove meglio crede e affidar loro qualsiasi ufficio, impegnandosi essi a esser pronti e disponibili per i posti più ingrati e per l'apostolato più impegnativo.

    63. Una delle esigenze più forti richiesta negli Istituti Secolari sacerdotali è lo spirito di povertà e di distacco dai beni della terra. Mentre tanto si parla della Chiesa dei poveri, dobbiamo riconoscere che nessun apostolato è veramente efficace sulle anime se il sacerdote non è povero, generoso e amante dei più diseredati. Ora gli Istituti Secolari per i sacerdoti facilitano loro la pratica della povertà, per la cui osservanza si obbligano con voto, con giuramento o con promessa speciale. Le Costituzioni degli Istituti Secolari sacerdotali, ispirati alle norme della Provida Mater, stabiliscono ciò che rende un sacerdote povero nel senso più bello, più pratico ed espressivo.

    64. E' provato che gli Istituti Secolari assicurano ai sacerdoti una vita spirituale intensa in mezzo ai pericoli che assalgono in modo particolare il sacerdozio. Il Vescovo francese di Nantes così scriveva alla Sacra Congregazione dei Religiosi: "Se vogliamo mantenere nel nostro clero una profonda vita interiore, il mezzo più sicuro è di farlo appartenere a una società che diriga i suoi membri alla perfezione con la pratica dei voti".

    65. Gli Istituti Secolari infine provvedono alla formazione dei sacerdoti che ne fanno parte, con speciali pratiche di pietà, con riunioni, con circoli di studio ove si insegna un'ascetica sicura, si spiegano le encicliche papali, si illustrano i Decreti conciliari, si preparano le istruzioni per i fedeli, ecc.

    66. Da quanto detto si può dedurre come sia provvidenziale per un vescovo avere dei sacerdoti sulla cui pietà e scienza teologica, sulla cui fedeltà e valida cooperazione può contare sempre senza riserve. Sarebbe da augurarsi quindi che i sacerdoti diocesani fossero anche membri di qualche Istituto Secolare di perfezione, o almeno di qualche Associazione, perché possano vivere intensamente il sacerdozio di Cristo e imitarne le virtù.

    67. Mi piace ricordare a questo proposito le parole che Sua Santità Paolo VI rivolgeva, ancora nel 1965, ai sacerdoti della F.A.C.I. (AAS 1965, p. 648): "E' cosa riconosciuta, purtroppo, che uno dei pericoli più gravi, a cui è esposto il clero in generale, e specialmente quello in cura d'anime, può essere l'isolamento, la solitudine, la perdita dei contatti con i confratelli e talora anche con la stessa popolazione. Di fronte a questa dolorosa eventualità, la F.A.C.I. alimenta nel clero il programma, il bisogno, diremmo la coscienza dell'unione, non certo di carattere sindacale e organizzativo, ma fraterna e operante di tutti i sacerdoti tra di loro...".

    68. Queste parole rispecchiano lo spirito fraterno dei sacerdoti iscritti agli Istituti Secolari, che altro non vogliono se non la più stretta collaborazione col vescovo che venerano e amano, l'intesa reciproca tra i membri del Presbiterio diocesano e il bene del popolo a essi affidato.

     

    Conclusione

    69. Aprendo il Congresso ho desiderato esporre alcuni postulati che ritengo fondamentali ai fini del vostro incontro e ai quali si riallaccia, in definitiva, tutto quanto vi esporranno gli esimi oratori che parleranno sui diversi temi proposti.

    70. Nello svolgimento del programma di questa settimana e nelle discussioni che ne seguiranno, i rappresentanti degli Istituti qui presenti daranno l'apporto della propria esperienza e potranno manifestare il proprio pensiero, esponendo la propria opinione in perfetta libertà. E' necessario che ciascuno dica ciò che sente di essere, ciò che stima di fare, ciò che desidera si faccia nel quadro della dottrina e dei citati documenti emanati dal Sommo Pontefice e, ultimamente, dal Concilio.

     

  • L'efficacia apostolica dipende dalla santificazione personale

    Discorso al I Convegno Internazionale degli Istituti Secolari
    L'efficacia apostolica dipende dalla santificazione personale



    1. Siate i benvenuti! Noi accogliamo la vostra visita con particolare considerazione pensando alla qualifica, che vi distingue nella Chiesa di Dio, senza che il mondo ne scorga i segni esteriori, quella di rappresentanti, riuniti a Congresso, degli Istituti Secolari, e avvertendo le intenzioni ispiratrici di cotesta visita: voi vi presentate a noi in un duplice atteggiamento: di confidenza, che si apre manifestando l'essere vostro di persone consacrate a Cristo, nella secolarità della vostra vita; di offerta, che si dichiara fedele e generosa alla Chiesa, interpretandone le finalità primarie, quella di celebrare l'unione misteriosa e soprannaturale degli uomini con Dio, il Padre celeste, instaurata da Cristo Maestro e Salvatore, mediante l'effusione dello Spirito Santo, e quella di instaurare l'unione fra gli uomini servendoli in ogni maniera, in ordine al loro benessere naturale e al loro fine superiore, la salvezza eterna.

    2. Quanto ci interessa e quanto ci commuove questo incontro! Esso ci fa pensare ai prodigi della grazia, alle ricchezze nascoste del Regno di Dio, alle risorse incalcolabili di virtù e di santità, di cui ancor oggi dispone la Chiesa, immersa, come sapete, in una umanità profana e talora profanatrice, esaltata dalle sue conquiste temporali e altrettanto schiva quanto bisognosa d'incontrarsi con Cristo; la Chiesa, diciamo, attraversata da tante correnti, non tutte positive per il suo incremento nell'unità e nella verità, delle quali Cristo vorrebbe che i suoi figli fossero sempre avidi e gelosi; la Chiesa, questo secolare olivo, dal tronco storico martoriato e contorto, il quale potrebbe sembrare immagine di vecchiaia e di sofferenza, piuttosto che di primaverile vitalità; la Chiesa di questo tempo, capace, invece, voi lo dimostrate, di verdeggiare vigorosa e fresca in nuove fronde e in nuove promesse di frutti impensati e copiosi. Voi rappresentate un fenomeno caratteristico e consolantissimo nella Chiesa contemporanea; e come tale noi vi salutiamo e vi incoraggiamo.

    3. Ci sarebbe facile e caro esporre a voi la descrizione di voi stessi, quali la Chiesa vi vede e, in questi ultimi anni, vi riconosce: la vostra realtà teologica, secondo la linea definita dal Concilio Ecumenico Vaticano II (Lumen gentium, n. 44 e Perfectae caritatis, n. 11), la descrizione cioè canonica delle forme istituzionali, che cotesti organismi di cristiani consacrati al Signore e secolari vengono assumendo, l'identificazione del posto e della funzione che essi vanno prendendo nella compagine del Popolo di Dio, i caratteri distintivi che li qualificano, le dimensioni e le forme, con cui essi si attestano. Ma tutto questo voi conoscete benissimo. Noi abbiamo notizie delle sollecitudini che il Dicastero della Curia Romana, incaricato di guidarvi e di assistervi, spende per voi, e conosciamo abbastanza le relazioni, molto accurate e approfondite. che sono state svolte durante il vostro Congresso; non vorremmo ripetere ciò che con tanta competenza è già stato trattato. Piuttosto che delineare ancora una volta cotesto quadro canonico, se una parola dobbiamo dirvi in questa circostanza, preferiamo osservare, con discrezione e sobrietà, l'aspetto psicologico e spirituale della vostra peculiare dedizione alla sequela di Cristo.

    4. Fermiamo per un istante lo sguardo su l'origine di cotesto fenomeno, l'origine interiore, l'origine personale e spirituale, su la vostra vocazione, la quale, se presenta molti caratteri comuni con le altre vocazioni che fioriscono nella Chiesa di Dio, alcuni caratteri propri la distinguono e le meritano specifica considerazione.

    5. Noi vogliamo innanzi tutto notare l'importanza degli atti riflessi nella vita dell'uomo; atti riflessi molto apprezzati nella vita cristiana, e assai interessanti, specialmente in certi periodi dell'età giovanile, perché determinanti. Chiamiamo coscienza questi atti riflessi; e che cosa significhi e valga la coscienza ciascuno ben sa. Su la coscienza il discorso è lungo nella conversazione moderna, a cominciare dal continuo richiamo al suo lontano albeggiare socratico, poi dal suo risveglio, dovuto principalmente al cristianesimo, sotto l'influsso del quale, dice uno storico, "il fondo dell'anima è cambiato"(cfr. Taine, III, 125). Noi qui fermiamo l'attenzione a quel momento peculiare noto a tutti voi, nel quale la coscienza psicologica, cioè la percezione interiore che l'uomo ha di se stesso, diventa coscienza morale (cfr. S. Th. 1,79,13), nell'atto in cui la coscienza psicologica avverte l'esigenza d'agire secondo una legge pronunciata dentro l'uomo, scritta nel suo cuore, ma obbligante di fuori, nella vita vissuta, con responsabilità trascendente, e, al vertice, in rapporto con Dio, per cui si fa coscienza religiosa. Ne parla il Concilio: Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge, che non è lui a darsi, ma alla quale l'uomo deve obbedire, e la cui voce lo chiama sempre ad amare e a fare del bene agli altri e a fuggire il male... L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore, obbedire alla quale costituisce la dignità stessa dell'uomo e secondo la quale egli sarà giudicato (cfr. Rm 2,14-16). La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio". (Qui il Concilio si riferisce ad un mirabile discorso di Papa Pio XII, del 23 marzo 1952, Discorsi ... 14, pp. 19 ss.).

    6. In questa prima fase dell'atto riflesso, che chiamiamo coscienza, sorge nell'uomo il senso di responsabilità e di personalità, l'avvertenza dei principi esistenziali e il loro sviluppo logico. Questo sviluppo logico nel cristiano, che ripensa al proprio carattere battesimale, genera i concetti fondamentali della teologia sull'uomo, che si sa e si sente figlio di Dio, membro di Cristo, incorporato nella Chiesa, insignito di quel sacerdozio comune dei fedeli, di cui il Concilio ha richiamato la feconda dottrina (cfr. Lumen gentium, nn. 10-11), e da cui nasce l'impegno d'ogni cristiano alla santità (cfr. ib., nn. 39-40), alla pienezza della vita cristiana, alla perfezione della carità.

    7. Questa coscienza, questo impegno, in un dato momento, non senza un raggio folgorante di grazia, si illumina interiormente, e si fa vocazione. Vocazione ad una risposta totale. Vocazione ad una vera e completa professione dei consigli evangelici per alcuni, vocazione sacerdotale per altri. Vocazione alla perfezione per chiunque ne avverta il fascino interiore; vocazione ad una consacrazione, mediante la quale l'anima si concede a Dio, con un atto supremo di volontà e di abbandono insieme, di dono di sé. La coscienza si erige in altare di immolazione: "sit ara tua conscientia mea" prega S. Agostino (En. in Ps. 49; PL 36,578); è come il "fiat" della Madonna all'annuncio dell'Angelo.

    8. Siamo ancora nell'àmbito degli atti riflessi, quest'àmbito che ora chiamiamo vita interiore, la quale, a questo punto, ormai si svolge a dialogo: il Signore è presente: "sedes est (Dei) conscientia piorum", dice ancora S. Agostino (En. in Ps. 45; PL 36,520). La conversazione si rivolge al Signore, ma in cerca di determinazioni pratiche. Come san Paolo a Damasco: "Signore, che cosa vuoi ch'io faccia?"(At 9,5). Allora la consacrazione battesimale della grazia si fa cosciente e si esprime in consacrazione morale, voluta, allargata ai consigli evangelici, tesa alla perfezione cristiana; e questa è la prima decisione, quella capitale, quella che qualificherà tutta la vita.

    9. La seconda? Qui è la novità, qui è la vostra originalità. Quale sarà in pratica la seconda decisione? Quale la scelta del modo di vivere cotesta consacrazione? Lasceremo o potremo conservare la nostra forma secolare di vita? Questa è stata la vostra domanda; la Chiesa ha risposto: siete liberi di scegliere; potete rimanere secolari. Voi avete scelto, guidati da tanti motivi, certamente bene ponderati, e avete deciso: rimaniamo secolari, cioè nella forma a tutti comune nella vita temporale; e con scelta successiva nell'àmbito del pluralismo consentito agli Istituti Secolari, ciascuno si è determinato secondo la preferenza sua propria. I vostri Istituti si chiamano perciò secolari per distinguerli da quelli religiosi.

    10. E non è detto che la vostra scelta, in rapporto al fine di perfezione cristiana che anch'essa si propone, sia facile, perché non vi separa dal mondo, da quella profanità di vita, in cui i valori preferiti sono quelli temporali, ed in cui tanto spesso la norma morale è esposta a continue e formidabili tentazioni. La vostra disciplina morale dovrà essere perciò sempre in stato di vigilanza e d'iniziativa personale, e dovrà attingere ad ogni ora dal senso della vostra consacrazione la rettitudine del vostro operare: l'"abstine et sustine" dei moralisti dovrà giocare un continuo esercizio nella vostra spiritualità. Ecco un nuovo e abituale atto riflesso, uno stato perciò di interiorità personale, che accompagna lo svolgersi della vita esteriore.

    11. E avrete così un campo vostro ed immenso, nel quale svolgere la duplice opera vostra: la vostra santificazione personale, la vostra anima, e quella "consecratio mundi", di cui conoscete il delicato e attraente impegno, e cioè il campo del mondo; del mondo umano, qual è, nella sua inquieta e abbagliante attualità, nelle sue virtù e nelle sue passioni, nelle sue possibilità di bene e nella sua gravitazione verso il male, nelle sue magnifiche realizzazioni moderne e nelle sue segrete deficienze e immancabili sofferenze: il mondo. Voi camminate sul fianco d'un piano inclinato, che tenta il passo alla facilità della discesa e che lo stimola alla fatica della ascesa.

    12. E' un camminare difficile, da alpinisti dello spirito.

    13. Ma in questo vostro ardito programma di vita ricordate tre cose: la consacrazione vostra non sarà soltanto un impegno, sarà un aiuto, sarà un sostegno, sarà un amore, sarà una beatitudine, a cui potrete sempre ricorrere; una pienezza, che compenserà ogni rinuncia e che vi abiliterà a quel meraviglioso paradosso della carità: dare, dare agli altri, dare al prossimo per avere in Cristo. Ed ecco la seconda cosa da ricordare: siete nel mondo e non del mondo, ma per il mondo. Il Signore ci ha insegnato a scoprire sotto questa formula, che sembra un gioco di parole, la sua e la nostra missione di salvezza. Ricordate che voi, proprio come appartenenti ad Istituti Secolari, avete una missione di salvezza da compiere per gli uomini del nostro tempo; oggi il mondo ha bisogno di voi, viventi nel mondo, per aprire al mondo i sentieri della salvezza cristiana.

    14. E vi diremo allora la terza cosa da ricordare: la Chiesa. Anch'essa viene a far parte di quella riflessione, a cui abbiamo accennato; diventa il tema d'una continua abituale meditazione, che possiamo chiamare il "sensus Ecclesiae", in voi presente come un'atmosfera di respiro interiore. Voi certamente avete già provato l'ebbrezza di questo respiro, la sua inesauribile ispirazione, nella quale i motivi della teologia e della spiritualità, dopo il Concilio specialmente, infondono il loro soffio tonificante. Uno di questi motivi sempre vi sia presente: voi appartenete alla Chiesa a titolo speciale, il vostro titolo di consacrati secolari; ebbene sappiate che la Chiesa ha fiducia in voi. La Chiesa vi segue, vi sostiene, vi considera suoi, quali figli di elezione, quali membra attive e consapevoli, fermamente aderenti per un verso, agilmente allenate all'apostolato per un altro, disposte alla silenziosa testimonianza, al servizio e, se occorre, al sacrificio. Siete laici, che della professione cristiana fanno un'energia costruttrice, disposta a sostenere la missione e le strutture della Chiesa, le diocesi, le parrocchie, le istituzioni cattoliche specialmente, ed ad animarne la spiritualità e la carità. Siete laici, che per diretta esperienza potete meglio conoscere i bisogni della Chiesa terrena, e forse anche siete in condizione di scoprirne i difetti: voi non ne fate argomento di critica corrosiva e ingenerosa; voi non ne traete pretesto per separarvi e per stare egoisticamente e sdegnosamente appartati; ma ne traete stimolo a più umile e filiale soccorso, a più grande amore. Voi, Istituti Secolari della Chiesa d'oggi! Ebbene, portate il nostro incoraggiante saluto ai vostri Fratelli e alle vostre Sorelle, e abbiate tutti la nostra Benedizione Apostolica.

     

    S. S. PAOLO VI, 26 settembre 1970

     

  • Una presenza e una azione trasformatrice al di dentro del mondo

    Discorso ai Rappresentanti degli Istituti Secolari Sacerdotali e Laicali
    Una presenza e una azione trasfornatrice al di dentro del mondo

     

     

    Carissimi Figli, membri degli Istituti Secolari!

    In questo giorno, dedicato al ricordo liturgico della presentazione di Gesù al Tempio, noi ci incontriamo volentieri con voi per ricordare insieme il XXV anniversario di promulgazione della Costituzione Apostolica Provida Mater, avvenuta appunto il 2 febbraio del 1947 (Cfr. AAS 39, 1947, pp. 114-124). Quel documento fu un evento importantissimo per la vita della Chiesa di oggi, perché il nostro Predecessore Pio XII di v. m. con esso accoglieva, sanciva e approvava gli Istituti Secolari, precisandone la fisionomia spirituale e giuridica. Giorno caro per voi, giorno significativo, in cui, a imitazione del Cristo che, venuto nel mondo, si offerse al Padre per fare la sua volontà (Cfr. Ps. 39, 9; Hebr. 10, 9), anche voi foste presentati a Dio, per brillare davanti a tutta la Chiesa, e per consacrare le vostre vite alla gloria del Padre e alla elevazione del mondo.

     

    MAGNIFICA FIORITURA

    Siamo tanto lieti anche noi di questo incontro, perché ben ricordiamo le circostanze in cui maturò lo storico documento, vera magna charta degli Istituti Secolari, i quali, già lentamente preparati in antecedenza dallo Spirito che suscita i segreti impulsi nelle anime, videro in esso il loro accoglimento ufficiale da parte della Suprema Autorità, per opera specialmente del venerato Card. Larraona, il loro atto di nascita, e l’inizio di un nuovo slancio verso il futuro.

    Venticinque anni sono un tempo relativamente breve; essi tuttavia sono stati anni di particolare intensità, paragonabili a quelli della giovinezza. È stata una fioritura magnifica, di cui sono conferma la vostra presenza qui, oggi, e la riunione dei Responsabili Generali di tutti gli Istituti Secolari, in programma per il prossimo settembre a Roma. Desideriamo pertanto rivolgervi la nostra parola di incoraggiamento, di fiducia, di esortazione, affinché l’odierna ricorrenza giubilare sia veramente feconda di risultati, per voi e per l’intero Popolo di Dio.

     

    PIENA CONSACRAZIONE E RESPONSABILITÀ

    A) Gli Istituti Secolari vanno inquadrati nella prospettiva, in cui il Concilio Vaticano II ha presentato la Chiesa, come una realtà viva, visibile e spirituale insieme (Cfr. Const. Lumen Gentium, 8), che vive e si sviluppa nella storia (Cfr. ibid. 3, 5, 6, 8), composta da molti ,membri e da organi diversi, ma intimamente uniti e comunicanti fra sé (Cfr. ibid. 7), partecipi della stessa fede, della stessa vita, della stessa missione, della stessa responsabilità della Chiesa, e pur distinti da un dono, da un carisma particolare dello Spirito vivificante (Cfr. Const. Lumen Gentium, 7, 12), dato non solo a beneficio personale, ma altresì di tutta la comunità. La ricorrenza della Provida Mater, che volle esprimere e approvare il vostro particolare carisma, vi invita dunque, secondo l’indicazione del Concilio a «ritornare alle sorgenti di ogni vita cristiana e al primigenio spirito degli istituti» (Decr. Perfectae caritatis, 2), a verificare la vostra fedeltà al carisma originario e proprio di ciascuno.

    Se ci chiediamo quale sia stata l’anima di ogni Istituto Secolare, che ha ispirato la sua nascita e il suo sviluppo, dobbiamo rispondere: è stata l’ansia profonda di una sintesi; è stato l’anelito alla affermazione simultanea di due caratteristiche: 1) la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici e 2) la piena responsabilità di una presenza e di una azione trasformatrice al di dentro del mondo, per plasmarlo, perfezionarlo e santificarlo. Da una parte, la professione dei consigli evangelici - forma speciale di vita che serve ad alimentare e a testimoniare quella santità, a cui tutti i fedeli sono chiamati - è segno della perfetta identificazione con la Chiesa, anzi, col suo stesso Signore e Maestro, e con le finalità che Egli le ha affidate. Dall’altra parte, rimanere nel mondo è segno della responsabilità cristiana dell’uomo salvato da Cristo e perciò impegnato a «illuminare e ordinare tutte le realtà temporali . . . . affinché sempre si realizzino e prosperino secondo Cristo, e siano a lode del Creatore e Redentore» (Const. Lumen Gentium, 31).

    In tal quadro, non si può non vedere la profonda e provvidenziale coincidenza tra il carisma degli Istituti Secolari e quella che è stata una delle linee più importanti e più chiare del Concilio: la presenza della Chiesa nel mondo. In effetti, la Chiesa ha fortemente accentuato i diversi aspetti della sua relazione al mondo: ha chiaramente ribadito che fa parte del mondo, che è destinata a servirlo, che di esso dev’essere anima e fermento, perché chiamata a santificarlo e a consacrarlo, e a riflettere su di esso i valori supremi della giustizia, dell’amore e della pace.

    La Chiesa ha coscienza del fatto che essa esiste nel mondo, che «cammina insieme con tutta l’umanità, e sperimenta insieme col mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l’anima della società umana» (Const. Gaudium et Spes, 40); essa perciò ha una autentica dimensione secolare, inerente alla sua intima natura e missione, la cui radice affonda nel mistero del Verbo Incarnato, e che si è realizzata in forme diverse per i suoi membri - sacerdoti e laici - secondo il proprio carisma.

    Il Magistero pontificio non si è stancato di chiamare i cristiani, specie negli ultimi anni, ad assumere validamente e lealmente le proprie responsabilità davanti al mondo. Ciò è tanto più necessario oggi quando l’umanità si trova a una svolta cruciale della propria storia. Sta sorgendo un mondo nuovo; gli uomini cercano nuove forme di pensiero e di azione, che determineranno la loro vita nei secoli venturi. Il mondo pensa di bastare a se stesso, e di non aver bisogno della grazia divina né della Chiesa per costruirsi e per espandersi: si è formato un tragico divorzio tra fede e vita vissuta, tra progresso tecnico-scientifico e crescita della fede nel Dio vivente. Non senza ragione si afferma che il problema più grave dello sviluppo presente è quello del rapporto tra ordine naturale e ordine soprannaturale. La Chiesa del Vaticano II ha ascoltato questa «vox temporis», e vi ha risposto con la chiara coscienza della sua missione davanti al mondo e alla società; essa sa di essere «sacramento universale di salvezza», sa che non si può dare- pienezza umana senza la grazia, cioè senza il Verbo di Dio, che «è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni» (Ibid. 45).

    In un momento come questo gli Istituti Secolari, in virtù del loro carisma di secolarità consacrata (Cfr. Decr. Perfectae caritatis, 11), appaiono come provvidi strumenti per incarnare questo spirito e trasmetterlo alla Chiesa intera. Se essi, già prima del Concilio, in certo modo hanno anticipato esistenzialmente questo aspetto, con maggior ragione debbono oggi essere testimoni specializzati, esemplari, della disposizione e della missione della Chiesa nel mondo. Per l’aggiornamento della Chiesa oggi non bastano chiare direttive o frequenti documenti: sono richieste personalità e comunità, responsabilmente consapevoli di incarnare e di trasmettere lo spirito voluto dal Concilio. A voi è affidata questa esaltante missione: essere modello di instancabile impulso alla nuova relazione, che la Chiesa cerca di incarnare davanti al mondo e al servizio del mondo.

     

    AMORE E MISSIONE DI CRISTO NEL MONDO

    B) In che modo? Con la duplice realtà della vostra configurazione.

    Anzitutto, la vostra vita consacrata, nello spirito dei consigli evangelici, è espressione della vostra indivisa appartenenza a Cristo e alla Chiesa, della tensione permanente e radicale verso la santità, e della coscienza che, in ultima analisi, è soltanto Cristo che con la sua grazia realizza l’opera di redenzione e di trasformazione del mondo. È nell’intimo dei vostri cuori che il mondo viene consacrato a Dio (Cfr. Const. Lumen Gentium, 34). La vostra vita garantisce così che l’intenso e diretto rapporto col ,mondo non diventi mondanità o naturalismo, ma sia espressione dell’amore e della missione di Cristo. La vostra consacrazione è la radice della speranza, che sempre vi deve sorreggere, anche quando i frutti esteriori siano scarsi, o manchino del tutto. La vostra vita, più che per le opere esterne, è feconda per il mondo soprattutto per l’amore a Cristo, che vi ha spinti al dono totale di voi stessi, da testimoniare nelle condizioni ordinarie della vita.

    In tale luce, i consigli evangelici - pur comuni ad altre forme di vita consacrata - acquistano un significato nuovo, di speciale attualità nel tempo presente: la castità si converte in esercizio ed in esempio vivo di dominio di sé e di vita nello spirito, tesa alle realtà celesti, in un mondo che si ripiega su se stesso e libera incontrollatamente i propri istinti: la povertà diventa modello della relazione che si deve avere con i beni creati e col loro retto uso, con un atteggiamento che è valido sia nei paesi sviluppati, ove l’ansia di possedere minaccia seriamente i valori evangelici, sia nei paesi meno dotati, ove la vostra povertà è segno di solidarietà e di presenza con i fratelli provati; l’obbedienza diventa testimonianza dell’umile accettazione della mediazione della Chiesa e, più in generale, della sapienza di Dio che governa il mondo attraverso le cause seconde; e in questo momento di crisi di autorità, la vostra obbedienza si converte in testimonianza di ciò che è l’ordine cristiano dell’universo.

    In secondo luogo, la vostra secolarità vi spinge ad accentuare specialmente - a differenza dei religiosi - la relazione col mondo. Essa non rappresenta solo una condizione sociologica, un fatto esterno, sì bene un atteggiamento: essere presenti nel mondo, sapersi responsabili per servirlo, per configurarlo secondo Dio in un ordine più giusto e più umano, per santificarlo dal di dentro. Il primo atteggiamento da tenere davanti al mondo è quello del rispetto verso la sua legittima autonomia, verso i suoi valori e le sue leggi (Cfr. Const. Gaudium et Spes, 36). Tale autonomia, come sappiamo, non significa indipendenza assoluta da Dio, Creatore e fine ultimo dell’universo. Prendere sul serio l’ordine naturale, lavorando per il suo perfezionamento e per la sua santificazione, affinché le sue esigenze siano integrate nella spiritualità, nella pedagogia, nell’ascetica, nella struttura, nelle forme esterne e nell’attività dei vostri Istituti, è una delle dimensioni importanti di questa speciale caratteristica della vostra secolarità. Così sarà possibile, com’è richiesto dalla Primo feliciter che «il vostro carattere proprio e peculiare, quello secolare, si rifletta in tutte le cose» (II).

     

    LE ATTRIBUZIONI SPECIALI DEL SACERDOTE

    Essendo molto variate le necessità del mondo e le possibilità di azione nel mondo e con gli strumenti del mondo, è naturale che sorgano diverse forme di attuazione di questo ideale, individuali e associate, nascoste e pubbliche, secondo le indicazioni del Concilio (Cfr. Decr. Apostolicam actuositatem, 15-22). Tutte queste forme sono parimente possibili agli Istituti Secolari e ai loro membri. La pluralità delle vostre forme di vita (Cfr. Voto sul Pluralismo, Congresso mondiale degli Istituti Secolari, Roma 1970) vi permette di costituire diversi tipi di comunità e di dar vita al vostro ideale in diversi ambienti e con diversi mezzi, anche là dove si può dare testimonianza alla Chiesa soltanto in forma individuale, nascosta e silenziosa.

    Una parola ancora per i sacerdoti, che si uniscono negli Istituti Secolari. Il fatto è espressamente previsto dall’insegnamento della Chiesa, a partire dal Motu Proprio Primo feliciter e dal Decreto conciliare Perfectae caritatis. Di per sé, il sacerdote in quanto tale ha anch’egli, come il laico cristiano, una essenziale relazione al mondo, che egli deve esemplarmente realizzare nella propria vita, per rispondere alla propria vocazione, per cui è mandato nel mondo come Cristo è stato inviato dal Padre (Cfr. Io. 20, 21). Ma, come sacerdote, egli assume una responsabilità specificatamente sacerdotale per la retta conformazione dell’ordine temporale. A differenza del laico, - salvo in casi eccezionali, come ha previsto un voto del recente Sinodo Episcopale - egli non esercita questa responsabilità con un’azione diretta e immediata nell’ordine temporale, ma con la sua azione ministeriale e mediante il suo ruolo di educatore alla fede (Cfr. Decr. Presbyterorum ordinis, 6): ed è il mezzo più alto per contribuire a far sì che il mondo si perfezioni costantemente, secondo l’ordine e il significato della creazione.

    Aggregandosi a Istituti Secolari, il sacerdote, proprio in quanto secolare, rimane collegato in intima unione di obbedienza e di collaborazione col Vescovo; e, insieme con gli altri membri del presbiterio, è di aiuto ai confratelli nella grande missione di essere «cooperatori della verità», curando i «particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità» (Ibid. 8) che debbono distinguere tale organismo diocesano. In forza della sua appartenenza agli Istituti Secolari, il sacerdote trova inoltre un aiuto per coltivare i consigli evangelici. Sappiamo bene che questo, dell’appartenenza di sacerdoti agli Istituti Secolari, è un problema sentito, profondo; esso deve essere risolto nel pieno rispetto del «sensus Ecclesiae». Sappiamo che, a tale proposito, voi siete alla ricerca di soluzioni adeguate; e incoraggiamo tale sforzo, che deve ritenersi valido, in un settore che è molto delicato.

    Effettivamente, esiste un problema, che si pone nei termini di una triplice esigenza, ciascuna importantissima: vi è l’esigenza rappresentata dalla «secolarità» del sacerdote membro di un Istituto Secolare; l’esigenza, inoltre, che tale sacerdote mantenga un intimo contatto col proprio Istituto, dal quale egli si attende un alimento spirituale, un ristoro e un sostegno alla propria vita interiore; infine, l’esigenza di tenersi in stretta dipendenza dal Vescovo diocesano.

     

    DUE PUNTI FONDAMENTALI

    Sappiamo, come abbiamo detto, che state compiendo studi in merito, allo scopo di conciliare queste esigenze apparentemente contrastanti. Cercate liberamente, in questa linea, ponendo a servizio di tale approfondimento i talenti della vostra preparazione, della vostra sensibilità, della vostra esperienza. Ci permettiamo soltanto di richiamare la vostra attenzione su questi punti, che ci sembrano degni di particolare considerazione:

    a) Qualsiasi soluzione non deve intaccare minimamente l’autorità del Vescovo, il quale, per diritto divino, è l’unico e diretto responsabile del gregge, della porzione della Chiesa di Dio (Cfr. Act. 20, 28).

    b) Nelle vostre ricerche tenete presente inoltre, a tale riguardo, una realtà: che l’uomo è una unità personale, psicologica, attiva. Solo concettualmente si distinguono in lui la dimensione spirituale e quella pastorale.

    Con questo non vogliamo - e ci permettiamo di sottolinearlo - condizionare né tanto meno porre termine alla ricerca, che state effettuando, indicandovi già una soluzione. Abbiamo voluto soltanto invitarvi a tenere particolarmente presenti, nella vostra ricerca, due punti che ci sembrano, in essa, d’importanza capitale.

    Siamo così giunti al termine delle nostre considerazioni, anche se molte cose resterebbero ancora da dire, e molti sviluppi rimangono aperti. Ma con profonda letizia vi esprimiamo il nostro desiderio e la nostra speranza: che i vostri Istituti siano sempre più modelli ed esempi dello spirito che il Concilio ha voluto infondere nella Chiesa, affinché sia superata la minaccia devastatrice del secolarismo, che esalta unicamente i valori umani, distaccandoli da Colui che è la loro origine e dal Quale ricevono il loro significato e la loro finalità definitiva; e affinché la Chiesa sia veramente il fermento e l’anima del mondo.

    La Chiesa ha bisogno della vostra testimonianza! L’umanità aspetta che la Chiesa incarni sempre più questo nuovo atteggiamento davanti al mondo, che in voi, in virtù della vostra secolarità consacrata, deve brillare in modo specialissimo. A tanto vi incoraggia la nostra Apostolica Benedizione, che di cuore impartiamo a voi qui presenti, e a tutti i membri dei cari e benemeriti Istituti Secolari.

     

    S. S. PAOLO VI, 2 febbraio 1972

     

  • Una forma di consacrazione nuova e originale

    Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale dei Dirigenti degli Istituti Secolari
    Una forma di consacrazione nuova e originale



    Diletti Figli e Figlie nel Signore,

    Ancora una volta ci è data l’occasione di incontrarci con voi, Dirigenti degli Istituti Secolari, che siete e rappresentate una porzione fiorente e rigogliosa della Chiesa, in questo momento della storia. La circostanza che vi ha ricondotto davanti a noi è questa volta il Congresso Internazionale che avete svolto e state per concludere qui a Nemi, presso la nostra residenza estiva di Castel Gandolfo, e nel quale avete esaminato gli statuti della erigenda «Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari» (C.M.I.S.).

    Noi non vogliamo entrare nel merito dei vostri lavori, certamente condotti con profondità e impegno, sotto la vigile cura e con la partecipazione del Sacro Dicastero competente, ed ai quali auspichiamo frutti copiosi in ordine all’incremento delle vostre Istituzioni. Desideriamo piuttosto indugiare in alcune riflessioni circa quella che potrebbe essere la funzione degli Istituti Secolari nel mistero di Cristo e nel mistero della Chiesa.

    Quando guardiamo a voi, e pensiamo alle migliaia e migliaia di uomini e di donne di cui fate parte, non possiamo non sentirci consolati, mentre ci invade nell’intimo un vivo senso di gioia e di riconoscenza al Signore. Come forte e fiorente appare in voi la Chiesa di Cristo! Questa Madre nostra veneranda, che oggi taluni, anche tra i suoi figli, fanno bersaglio di critiche aspre e impietose; di cui qualcuno si diletta a descrivere fantasiosi sintomi di decrepitezza e a predire rovine; eccola, invece, divenire un gettito ininterrotto di gemme nuove, un fiorire insospettato di iniziative di santità. Noi sappiamo che dev’essere così, e non potrebbe essere altrimenti che così, perché Cristo è la divina inesauribile fonte della vitalità della Chiesa; e la vostra presenza ce ne offre una ulteriore testimonianza, ed è per tutti noi occasione di rinnovata consapevolezza.

    Ma vogliamo guardare più da vicino il vostro volto, nella famiglia del Popolo di Dio. Anche voi riflettete un «modo proprio» in cui si può rivivere il mistero di Cristo nel mondo: e un «modo proprio» in cui si può manifestare il mistero della Chiesa.

    Cristo Redentore è una tale pienezza, che noi non potremo mai comprendere né esprimere al completo. Egli è tutto per la sua Chiesa e, in essa, quello che noi siamo lo siamo proprio per Lui, con Lui ed in Lui. Anche per gli Istituti Secolari Egli resta dunque l’esemplare ultimo, l’ispiratore, la sorgente da cui attingere.

    Basati su Cristo Salvatore e a suo esempio svolgete, in modo a voi proprio e caratteristico, un’importante missione della Chiesa. Ma anche la Chiesa, a suo modo, come Cristo, è una pienezza tale, è tale una ricchezza che nessuno da solo, nessuna istituzione da sola, potranno mai comprendere ed esprimere adeguatamente. Né sarebbe a noi possibile scoprirne le dimensioni, perché la sua vita è Cristo, che è Dio. Dunque anche la realtà della Chiesa, e la missione della Chiesa, possono essere espresse completamente solo nella pluralità dei membri. È la dottrina del Corpo Mistico di Cristo, la dottrina dei doni e dei carismi dello Spirito Santo.

    Il discorso ci conduce qui, voi l’avete compreso, ad interrogarci sul modo a voi proprio di compiere la missione della Chiesa. Qual è il vostro dono specifico, il vostro ruolo caratteristico, il «quid novum» da voi apportato alla Chiesa di oggi? Oppure: in che modo siete voi Chiesa oggi ? Voi lo sapete; l’avete ormai chiarito a voi stessi e alla comunità cristiana. Noi lo supponiamo.

    Voi siete ad una misteriosa confluenza tra le due poderose correnti della vita cristiana, accogliendo ricchezze dall’una e dall’altra. Siete laici, consacrati come tali dai sacramenti del battesimo e della cresima, ma avete scelto di accentuare la vostra consacrazione a Dio con la professione dei consigli evangelici, assunti come obblighi con un vincolo stabile e riconosciuto. Restate laici, impegnati nei valori secolari propri e peculiari del laicato (Lumen Gentium, 31), ma la vostra è una «secolarità consacrata» (PAOLO VI, Discorso ai Dirigenti e Membri degli Istituti Secolari nel XXV della «Provida Mater», AAS 64, 1972, p. 208), voi siete «consacrati secolari» (PAOLO VI, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale degli Istituti Secolari, 26 settembre 1970, AAS 62, 1970, p. 623).

    Pur essendo «secolare», la vostra posizione in certo modo differisce da quella dei semplici laici, in quanto siete impegnati negli stessi valori del mondo, ma come consacrati: cioè non tanto per affermare l’intrinseca validità delle cose umane in se stesse, ma per orientarle esplicitamente secondo le beatitudini evangeliche; d’altra parte non siete religiosi, ma in certo modo la vostra scelta conviene con quella dei religiosi, perché la consacrazione che avete fatto vi pone nel mondo come testimoni della supremazia dei valori spirituali ed escatologici, cioè del carattere assoluto della vostra carità cristiana, la quale quanto più è grande tanto più fa apparire relativi i valori del mondo, mentre al tempo stesso ne aiuta la retta attuazione da parte vostra e degli altri fratelli.

    Nessuno dei due aspetti della vostra fisionomia spirituale può essere sopravvalutato a scapito dell’altro. Ambedue sono coessenziali. «Secolarità» indica la vostra inserzione nel mondo. Essa però non significa soltanto una posizione, una funzione, che coincide col vivere nel mondo esercitando un mestiere, una professione «secolare». Deve significare innanzitutto presa di coscienza di essere nel mondo come «luogo a voi proprio di responsabilità cristiana». Essere nel mondo, cioè essere impegnati nei valori secolari, è il vostro modo di essere Chiesa e di renderla presente, di salvarvi e di annunziare la salvezza. La vostra condizione esistenziale e sociologica diventa vostra realtà teologica, è la vostra via per realizzare e testimoniare la salvezza. Voi siete così un’ala avanzata della Chiesa «nel mondo»; esprimete la volontà della Chiesa di essere nel mondo per plasmarlo e santificarlo «quasi dall’interno a modo di fermento» (Lumen Gentium, 31), compito, anch’esso, affidato precipuamente al laicato. Siete una manifestazione particolarmente concreta ed efficace di quello che la Chiesa vuol fare per costruire il mondo descritto ed auspicato dalla Gaudium et spes.

    «Consacrazione» indica invece l’intima e segreta struttura portante del vostro essere e del vostro agire. Qui è la vostra ricchezza profonda e nascosta, che gli uomini in mezzo ai quali vivete non si sanno spiegare e spesso non possono neppure sospettare. La consacrazione battesimale è stata ulteriormente radicalizzata in seguito ad una accresciuta esigenza di amore, suscitata in voi dallo Spirito Santo; non nella stessa forma della consacrazione propria dei religiosi, ma purtuttavia tale da spingervi ad una opzione fondamentale per la vita secondo le beatitudini evangeliche. Così che siete realmente consacrati e realmente nel mondo. «Siete nel mondo e non del mondo, ma per il mondo», come altra volta noi stessi vi abbiamo descritti (PAOLO VI, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale degli Istituti Secolari, 26 settembre 1970, AAS 62, 1970, p. 623). Vivete una vera e propria consacrazione secondo i consigli evangelici, ma senza la pienezza di «visibilità» propria della consacrazione religiosa; visibilità che è costituita, oltre che dai voti pubblici, da una più stretta vita comunitaria e dal «segno» dell’abito religioso. La vostra è una forma di consacrazione nuova e originale, suggerita dallo Spirito Santo per essere vissuta in mezzo alle realtà temporali, e per immettere la forza dei consigli evangelici - cioè dei valori divini ed eterni - in mezzo ai valori umani e temporali.

    Le vostre scelte di povertà, castità e ubbidienza sono modi di partecipazione alla croce di Cristo, perché a Lui vi associano nella privazione di beni altrove pur leciti e legittimi; ma sono anche modi di partecipazione alla vittoria di Cristo risorto, in quanto vi liberano dal facile sopravvento che tali valori potrebbero avere sulla piena disponibilità del vostro spirito. La vostra povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà e del progresso, senza farsi schiavi di nessuno di essi; la vostra castità dice al mondo che si può amare con il disinteresse e l’inesauribilità che attinge al cuore di Dio, e ci si può dedicare gioiosamente a tutti senza legarsi a nessuno, avendo cura soprattutto dei più abbandonati; la vostra ubbidienza dice al mondo che si può essere felici pur senza fermarsi in una comoda scelta personale, ma restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo di oggi.

    Così, dalla vostra vita consacrata, anche la vostra attività nel mondo - sia personale che collettiva, nei settori professionali in cui siete singolarmente o comunitariamente impegnati - riceve un più spiccato orientamento verso Dio, restando in certo qual modo anch’essa come coinvolta e trasportata nella stessa vostra consacrazione. E in questa singolare e provvidenziale configurazione, voi arricchite la Chiesa di oggi di una particolare esemplarità nella sua vita «secolare», vivendola come consacrati; e di una particolare esemplarità nella sua vita «consacrata», vivendola come secolari.

    A questo punto vorremmo soffermarci su un particolare aspetto di fecondità delle vostre Istituzioni. Vogliamo alludere al folto gruppo di coloro che, consacrati a Cristo nel sacerdozio ministeriale e desiderando di unirsi a Lui con ulteriore vincolo di donazione, abbracciano la professione dei consigli evangelici, confluendo a loro volta negli Istituti Secolari. Noi pensiamo a questi nostri fratelli nel sacerdozio di Cristo, e li vogliamo incoraggiare, mentre ammiriamo in loro, ancora una volta, l’azione dello Spirito, instancabile nel suscitare l’ansia di sempre maggiore perfezione. Quanto fin qui detto, vale certamente anche per loro, ma abbisognerebbe di altri approfondimenti e precisazioni. Essi infatti pervengono alla consacrazione nei consigli evangelici e all’impegno dei valori «secolari» non già come laici, bensì come chierici, cioè portatori di una mediazione sacra nel Popolo di Dio. Oltre al Battesimo e alla Cresima, che costituiscono la consacrazione di base del laicato nella Chiesa, essi hanno ricevuto una susseguente specificazione sacramentale nell’Ordine Sacro, che li ha costituiti titolari di determinate funzioni ministeriali nei confronti dell’Eucaristia e del Corpo Mistico di Cristo. Ciò ha lasciato intatta l’indole «secolare» della vocazione cristiana, ed essi possono quindi arricchirla, vivendola come «consacrati» negli Istituti Secolari, ma ben diverse sono le esigenze della loro spiritualità, nonché certe implicanze esteriori nella loro pratica dei consigli evangelici e nel loro impegno secolare.

    Vogliamo ora concludere rivolgendo a tutti un pressante e paterno invito: quello di coltivare e incrementare, di avere a cuore sempre e soprattutto, la comunione ecclesiale. Voi siete articolazioni vitali di questa comunione, perché anche voi siete la Chiesa; non vogliate giammai attentare alla loro efficienza. Non si potrebbe concepire né comprendere un fenomeno ecclesiale al di fuori della Chiesa. Non vi lasciate mai sorprendere, neppure sfiorare dalla tentazione oggi troppo facile, che sia possibile un’autentica comunione con Cristo senza una reale armonia con la comunità ecclesiale retta dai legittimi pastori. Sarebbe ingannevole e illusorio. Che cosa potrebbe contare un singolo o un gruppo, pur nelle intenzioni soggettivamente più alte e perfette, senza questa comunione? Cristo ce l’ha chiesta come garanzia per ammetterci alla comunione con Lui, allo stesso modo che ci ha chiesto di amare il prossimo come documentazione del nostro amore per Lui.

    Voi siete dunque di Cristo e per Cristo, nella sua Chiesa; Chiesa è la vostra comunità locale, il vostro Istituto, la vostra parrocchia, ma sempre nella comunione di fede, di Eucaristia, di disciplina e di fedele e leale collaborazione con il vostro Vescovo e con la Gerarchia. Le vostre strutture e le vostre attività non dovranno mai condurvi - siate sacerdoti o laici - ad una «bipolarità» di posizioni, né ad un «alibi» di atteggiamento interiore ed esteriore, né tanto meno a posizioni antitetiche con i vostri pastori.

    A questo vi invitiamo; questo vi auguriamo, perché possiate essere in mezzo al mondo operatori autentici dell’unica missione salvifica della Chiesa, nel modo a voi proprio, a cui siete stati chiamati e inviati. Così il Signore vi aiuti a prosperare e fruttificare ancora, con la nostra Benedizione Apostolica.

     

    S. S. PAOLO VI, 20 settembre 1972

     

  • Senso ecclesiale e gioia della consacrazione secolare

    Discorso di introduzione all'assemblea dei Responsabili Generali
    Senso ecclesiale e gioia della consacrazione secolare

     

    1. Fratelli e amici carissimi, vorrei salutarvi con le stesse parole dell'apostolo Paolo ai Romani: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo".

    2. E un augurio sincero, all'inizio del vostro incontro nel Signore (cfr. Mc 6,30), che riguarda tre atteggiamenti che il mondo contemporaneo nel quale siete pienamente inseriti per una speciale vocazione si attende da voi: una pace profonda e serena, una gioia contagiosa, una speranza irresistibile e creatrice.

    3. Che la preghiera, che è il tema della vostra Assemblea, vi faccia artefici di pace, messaggeri di gioia e profeti di speranza. Ne abbiamo bisogno. Ne hanno bisogno gli uomini nostri fratelli ai quali Cristo ci invia in quest'ora della storia, per annunciare loro la Buona Notizia della Salvezza (cfr. Rm 1,16).

    4. Iniziando i lavori di questa Assemblea desidero offrirvi alcune semplici riflessioni. Non si tratta di un discorso di apertura, ma di alcune riflessioni che un fratello ed amico vi vuole comunicare. Voglio dirvi, con tutta semplicità, quello che secondo me dovrebbe essere la vostra Assemblea.

    5. Innanzi tutto, un avvenimento, un fatto ecclesiale. E' tutta la Chiesa che attende una vostra risposta. E' tutta la Chiesa che vi invia al mondo per trasformarlo dal di dentro "come fermento" (LG 31). Rappresentate per la Chiesa un modo nuovo di essere nel mondo "sacramento universale di salvezza": siete laici consacrati, incorporati pienamente nella storia degli uomini per mezzo della vostra professione e del vostro stile di vita uguale agli altri, radicalmente dedicati a Cristo, attraverso i consigli evangelici, come testimoni del Regno.

    6. La vostra esistenza e la vostra missione, come laici consacrati, non hanno senso se non partendo da dentro una Chiesa che ci si presenta come presenza quotidianamente rinnovata del Cristo della Pasqua, come segno e strumento di comunione (LG 1), come sacramento universale di salvezza. La Chiesa, in definitiva, è questo: "Cristo in voi, Speranza della gloria" (Col 1, 27). Essere segno e comunicazione di Cristo per la salvezza integrale di tutti gli uomini: di qui il senso della vostra missione nella Chiesa.

    7. Vivere questa Assemblea come avvenimento ecclesiale significa, perciò, due cose: vivere gioiosamente la profondità del mistero della presenza di Cristo in essa e sentire serenamente la responsabilità di rispondere alle attese degli uomini di oggi. E per questo bisogna essere aperti alla Parola di Dio e al tempo stesso attenti alle esigenze della storia. Dobbiamo vivere con fedeltà e gioia il momento concreto della Chiesa: nella sua attualità di oggi e nella sua fisionomia specifica di Chiesa locale, indissolubilmente legata alla Chiesa universale.

    8. Ma questa Assemblea è anche, proprio perché avvenimento ecclesiale, un avvenimento familiare: ossia è l'incontro della famiglia degli Istituti Secolari, con la loro diversità di carismi, ma con la stessa identità di secolarità consacrata. Si tratta di un incontro profondo e fraterno in Cristo di tutti coloro che sono stati scelti in modo speciale dal Cristo per realizzare la loro totale consacrazione a Dio, per mezzo dei consigli evangelici, nel mondo, a partire dal mondo, per la trasformazione del mondo, ordinando secondo il piano di Dio le cose temporali.

    9. E poiché è un incontro di famiglia riuniti dallo Spirito Santo dalle diverse parti del mondo deve realizzarsi in un clima di straordinaria semplicità, di profonda preghiera e di sincera fraternità evangelica.

    10. Clima di semplicità e povertà: aperti tutti alla Parola di Dio, poiché abbiamo grandemente bisogno di essa, e aperti anche alla feconda e svariata ricchezza dei fratelli, disposti tutti quanti a condividere con umiltà e generosità i differenti doni e carismi dei quali ci ha arricchito lo Spirito per la comune edificazione (cfr. 1 Col 12,4 7). Colui che si sente sicuro di se stesso e in possesso esclusivo della verità completa non è capace di aprirsi con docilità alla Parola di Dio ed è perciò incapace di un dialogo costruttivo di Chiesa. La Parola di Dio, come in Maria Santissima, esige molta povertà, molto silenzio, molta disponibilità.

    11. Poi è necessario un clima di preghiera. E più ancora: è essenziale, nel vostro incontro. Non vi siete riuniti per riflettere tecnicamente sulla preghiera, ma per pensare insieme, alla luce della Parola di Dio e partendo dalla vostra esperienza quotidiana, come deve essere la preghiera di un laico consacrato oggi. Non si tratta, per voi, di discutere le diverse forme di preghiera, ma di vedere nella pratica, vivendo a fondo la vostra professione e il vostro impegno temporale, come possiate entrare in una immediata e costante comunione con Dio.

    12. Per questo codesta Assemblea che tratta della preghiera come espressione della consacrazione, come sorgente della missione e come chiave della formazione deve essere essenzialmente un'Assemblea di preghiera. Ossia lo scopo principale del nostro riunirci è quello di pregare. E Gesù è in mezzo a noi e ci assicura l'efficacia infallibile della nostra preghiera poiché ci siamo riuniti nel suo Nome (cfr. Mt 18,20).

    13. E infine è necessario un clima di fraternità evangelica: si tratta di un incontro veramente profondo di fratelli, riuniti in Gesù dallo Spirito; ognuno conserva la propria identità specifica, fedele specialmente al carisma del proprio Istituto, però vivendo a fondo una stessa esperienza di Chiesa, e tutti ci sentiamo appartenenti a uno stesso Popolo di Dio (cfr. Ef 2,19), membri di uno stesso Corpo di Cristo (1 Co 12,27) e pietre vive di un medesimo Tempio dello Spirito (cfr. Pt 2,5; Ef 2,20 22). Questa è la Chiesa: la convocazione di tutti in Cristo da parte dello Spirito per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini.

    14. Questa fraternità evangelica si esprime meravigliosamente nella semplicità e nella gioia di ogni giorno. Sono state le caratteristiche della comunità cristiana primitiva: "Spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore" (At 2,46). Quando si complicano troppo le cose e i volti si fanno dolorosamente tristi, vuol dire che manca un'autentica e costruttiva fraternità evangelica.

    15. Sono le tre condizioni o esigenze di questa Assemblea di laici consacrati: semplicità di poveri, profondità di preghiera, sincera fraternità in Cristo.

    16. Vorrei adesso segnalare soltanto segnalare, perché non desidero che questa introduzione diventi troppo lunga tre punti che mi sembrano essenziali per questo congresso che inizia oggi: la Chiesa, la Secolarità consacrata e la Preghiera.

    17. Permettetemi di farlo visto che l'Assemblea tratta della preghiera alla luce della Preghiera Sacerdotale o apostolica di Gesù: ascoltiamo insieme alcuni versetti della bellissima orazione del Signore: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te… Padre, che siano una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato… Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo… Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità: la tua parola è verità... Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Gv 17).

    18. Avendo come punto di partenza questa preghiera di Gesù, che illumina sempre la vostra attività fondamentale di uomini che vivono nel mondo e che pregano, vorrei sottolineare i tre punti prima accennati: senso ecclesiale, esigenze della secolarità consacrata, modo di pregare.

    19. 1° Senso ecclesiale. La nostra preghiera si realizza dall'interno della Chiesa concepita come comunione fraterna degli uomini con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. "Io in loro e tu in me, affinché siano perfettamente una cosa sola": questa è la Chiesa. Perciò la nostra preghiera anche se stiamo pregando da soli o in piccoli gruppi ha sempre una dimensione ecclesiale. E' tutta quanta la Chiesa che prega in noi. Insomma è lo stesso Cristo misteriosamente presente nella Chiesa (SC 7) colui che in noi e con noi prega il Padre. Per mezzo dello Spirito, che abita in noi (Rm 8,9 e 11), grida "con gemiti inesprimibili" (Rm 8,26): "Abba", ossia "Padre" (Rom 8,15).

    20. Questo senso ecclesiale fa sì che la nostra preghiera abbia una dimensione profondamente umana e cosmica, ossia diretta verso gli uomini e la storia. E' una preghiera che illumina ed assume il dolore e la gioia degli uomini per offrirli, dall'interno della storia, al Padre. E' una preghiera che tende a trasformare il mondo "salvato nella speranza" (cfr. Rm 8,24) e ad accelerare la venuta definitiva del Regno (cfr. 1 Co 15,24 28). Lo chiediamo ogni giorno nel Padre nostro: "Venga il tuo Regno".

    21. Senso ecclesiale! E' essenziale per il nostro essere cristiani. E' essenziale per il nostro essere consacrati. E' essenziale per la nostra preghiera. Quando ci si sente pienamente Chiesa ossia, presenza salvatrice del Cristo della Pasqua nel mondo si prova allo stesso tempo l'urgenza di pregare, così come fece Gesù e partendo dal Cuore di Figlio e redentore di Cristo, adoratore del Padre e servitore degli uomini.

    22. Questa Assemblea dovrà riflettere costantemente questo senso ecclesiale. In una forma palpabile si dovrà qui sentire la Chiesa: come presenza del Cristo pasquale, come sacramento di unità, come segno e strumento universale di salvezza. Vivete la Chiesa, esprimete la Chiesa, comunicate la Chiesa, per pregare con Cristo dall'interno della Chiesa.

    23. Ma per questo è necessario il dono dello Spirito Santo, che nella Chiesa è "il principio di unità e comunione" (LG 13). Lo Spirito Santo è all'inizio della nostra preghiera: grida in noi con "gemiti inesprimibili"(Rm 8,26) e "nessuno può dire: 'Gesù è il Signore', se non sotto l'azione dello Spirito Santo"(1 Co 12,3). Ma è anche il frutto della nostra preghiera, il contenuto centrale di quello che nella preghiera chiediamo: "Quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!"(Lc 11,13).

    24. E' lo Spirito che fa l'unità nella Chiesa. Per questo l'unità ecclesiale, la vera comunione di tutti in Cristo, è frutto della nostra preghiera fatta con autenticità nello Spirito. E questa unità è urgente, oggi, nella nostra Chiesa, così dolorosamente scossa e sotto tensione, così come è urgente anche nel cuore della storia dell'umanità che avanza verso l'incontro definitivo, attraverso una serie di contrasti, equivoci profondi, insensibilità e odio.

    25. Ma questa Chiesa comunione popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (S. Cipriano; LG 4) è inviata al mondo per essere "sacramento universale di salvezza"(AG 1). E' una Chiesa essenzialmente missionaria ed evangelizzatrice, inserita nel mondo come luce, sale e lievito di Dio per la salvezza di tutti gli uomini. "La Chiesa - dice il Concilio - cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40).

    26. Questa esigenza della Chiesa essenzialmente Chiesa della testimonianza e della profezia, dell'incarnazione e della presenza, della missione e del servizio presuppone in tutti i membri della Chiesa una insostituibile profondità contemplativa. Davanti alle urgenze della Chiesa di oggi e dinanzi alle attese degli uomini di oggi, non è più possibile che questo atteggiamento semplice ed essenziale: "Signore, insegnaci a pregare"(Lc 11,1).

    Proprio per questo ci siamo riuniti qui.

    27. 2° Secolarità consacrata. In questo fondamentale rapporto Chiesa Mondo, in questo inserimento missionario della Chiesa nella storia dell'umanità, si colloca precisamente, cari amici, la vostra vocazione specifica. Perché tutta la Chiesa è missionaria, ma non nella stessa maniera; tutta la Chiesa è profetica, ma non allo stesso livello; tutta la Chiesa si incarna nel mondo, ma non nello stesso modo. La vostra maniera è insostituibile, originale e unica, vissuta con generosità e gioia come dono speciale dello Spirito.

    28. Si tratta, infatti, della vostra secolarità consacrata. Siete pienamente consacrati, radicalmente dedicati a "seguire Cristo" mediante i consigli evangelici, però continuate ad essere pienamente laici, a vivere in Cristo la vostra professione, il vostro impegno temporale, i vostri "doveri del mondo nelle condizioni ordinarie della vita"(AA 4).

    29. La consacrazione a Dio non vi toglie dal mondo: vi ci incorpora in un modo nuovo. Date interiormente pienezza alla vostra consacrazione battesimale, ma continuate a vivere nel mondo, in tutte e ciascuna delle attività e professioni, così come nelle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale. Vi appartiene pienamente, è di vostra pertinenza, per vocazione propria, cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio (LG 31). Assume in voi un significato speciale la preghiera di Gesù: "Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.

    Per loro io consacro me stesso (= mi immolo e sacrifico), perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Gv 17).

    30. E' un nuovo modo di presenza della Chiesa nel mondo. Nessuno nella Chiesa (neppure il contemplativo) lascia di essere presente nel mondo ed è estraneo alla storia. E nessuno se ha ricevuto "l'unzione dal Santo" nel Battesimo (1 Gv 2,20), lascia di essere radicalmente dedicato al Vangelo come testimone nel mondo della Pasqua di Gesù. Ma la vostra speciale consacrazione a Dio mediante i consigli evangelici vi impegna ad essere nel mondo testimoni del Regno e vi incorpora al mistero pasquale di Gesù alla sua morte e resurrezione in una maniera più profonda e radicale, senza per questo togliervi dalle responsabilità normali della vostra attività familiare, sociale e politica, che costituiscono l'àmbito proprio della vostra vocazione e della vostra missione.

    31. Sono questi, cari amici, i due aspetti della vostra ricchissima, meravigliosa e provvidenziale vocazione nella Chiesa: la secolarità e la consacrazione. Dovete viverli con la stessa intensità e pienezza, inseparabilmente uniti, come due elementi essenziali di una stessa realtà: la secolarità consacrata. L'unico modo, per voi, di vivere la vostra consacrazione è quello di dedicarvi alla radicalità del Vangelo dall'interno del mondo, a partire dal mondo, rimanendo indissolubilmente fedeli ai vostri compiti temporali e alle esigenze interiori dello Spirito come testimoni privilegiati del Regno (cfr. GS 43). E' l'unica maniera per realizzare in pienezza, adesso, la vostra vocazione secolare poiché il Signore è entrato misteriosamente nella vostra vita e vi ha chiamati in modo speciale a seguirlo radicalmente è vivere con gioia quotidianamente rinnovata la vostra fedeltà a Dio nella fecondità della contemplazione, nella serenità della croce, nella pratica generosa dei consigli evangelici. 

    32. E' necessario trasformare il mondo, santificarlo dal di dentro, vivendo a fondo lo spirito delle beatitudini evangeliche e preparando così "i nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt 3,13).

    33. La secolarità consacrata esprime e realizza, in maniera privilegiata l'unione armoniosa dell'edificazione del Regno di Dio e della costruzione della città temporale, l'annuncio esplicito di Gesù nella evangelizzazione e le esigenze cristiane della promozione umana integrale.

    34. Vivete la gioia di questa consacrazione secolare, che nel mondo di oggi è più che mai attuale. C'è bisogno di coraggiosi testimoni del Regno. Siate fedeli alle esigenze del Vangelo e preparate dal di dentro un mondo nuovo. Vivete con responsabilità e forza d'animo il rischio della vostra secolarità impegnata in una speciale consacrazione a Cristo per mezzo dello Spirito. Siate fedeli all'ora vostra, alla vostra professione, al vostro impegno temporale, alle attese degli uomini di Dio, alla fame di Gesù e del suo Regno.

    35. Vivete pienamente la vostra consacrazione a partire da una secolarità pienamente realizzata con il cuore aperto al Regno, al Vangelo, a Gesù, e impegnatevi a trasformare il mondo a partire dalla gioia della vostra consacrazione e con lo spirito delle Beatitudini generosamente fatte proprie ed espresse. Siate fortemente contemplativi per distinguere il Signore che passa nelle attuali circostanze della storia, per collaborare al piano della salvezza di Dio che volle "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ef 1,10).

    36. 3° Modo di pregare. Questo ci introduce nell'ultimo punto della nostra semplice riflessione: la preghiera. Questa vostra Assemblea è dedicata non soltanto a pensare, a riflettere sulla preghiera, ma anche e soprattutto a celebrarla. Nel cuore inquieto di ciascuno di noi esiste un desiderio ardente e semplice: "Signore insegnaci a pregare" (Lc 11,1). E' l'invocazione piena di speranza dei poveri che cercano in Gesù il maestro della preghiera. E' in Lui che anche noi impareremo a pregare, come uomini concreti di un tempo nuovo. "Signore, in questo momento tormentato della storia, in questo periodo difficile della Chiesa, io che vivo nel mondo, come consacrato radicalmente al Vangelo, per trasformare il mondo secondo il tuo disegno, Signore, io che soffro e spero con la sofferenza e la speranza degli uomini di oggi, come devo pregare? Come devo pregare per non perdere la profondità contemplativa, né la permanente capacità di servire i miei fratelli? Come devo pregare senza sfuggire il problema degli uomini né abbandonare le esigenze della mia vita quotidiana, ma senza perdere neppure di vista che Tu sei l'unico Dio, che è necessaria una sola cosa (Lc 10,42) e che è urgente cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33)? Come devo pregare nel mondo e a partire dal mondo? Come posso incontrare un momento di silenzio e uno spazio di deserto per ascoltare Te in forma esclusiva e dedicarmi con gioia alla tua Parola in mezzo a una città così assordata dalle parole degli uomini e così piena di attività e problemi che mi incalzano? Signore, insegnaci a pregare".

    37. E' questo, miei cari amici, il vostro desiderio. E' questa la vostra dolorosa preoccupazione e la vostra serena speranza. In questa Assemblea celebrazione comunitaria della preghiera il Signore vi insegnerà a pregare. Soprattutto vi dirà che non è difficile e molto meno impossibile. Perché Egli ci ordina di pregare sempre e senza stancarsi (Lc 18,1) e Dio non comanda cose impossibili (S. Agostino: De Natura et Gratia 43,50)

    38. Non voglio entrare nei dettagli del tema della vostra Assemblea. Permettetemi soltanto, come fratello e amico, che vi indichi alcune tracce per i vostri lavori.

    39. Innanzi tutto, la persona stessa di Cristo. Bisogna cercare nel Vangelo la figura di Cristo che prega: nel deserto, sulla montagna, nel cenacolo, nell'agonia dell'orto, sulla croce. Quando, come e perché pregò Cristo? Vorrei solamente ricordarvi che la preghiera di Gesù così profondamente filiale e redentrice era sempre mista a una forte esperienza del Padre nella solitudine, a una coscienza molto chiara che tutti lo cercavano e a una instancabile attività missionaria come profeta della Buona Notizia del Regno agli umili e come medico spirituale per la cura integrale dei malati. San Luca lo riassume così in un testo che meriterebbe di essere analizzato dettagliatamente: "La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare"(Lc 5,15 l6).

    40. In secondo luogo, vorrei ricordarvi che il principio della vostra preghiera è sempre lo Spirito Santo, ma che la maniera specifica l'unica per voi è pregare a partire dalla vostra secolarità consacrata. La qual cosa vi obbliga a cercare, in modo del tutto speciale, l'unità fra contemplazione e azione, e ad evitare "il distacco tra fede e vita quotidiana" che deve essere "annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo"(GS 43).

    41. Non soltanto la vostra preghiera deve precedere e rendere fecondo il vostro compito, ma deve penetrarlo integralmente e darle un senso particolare di offerta e redenzione. Non solo la vostra professione non può impedire o sospendere la vostra preghiera, ma anzi deve servire da sorgente d'ispirazione, di vita e di realismo contemplativo. Ciò non è certamente facile; voi cercherete le strade; io ve ne indico semplicemente due: siate veramente poveri e chiedetelo insistentemente allo Spirito Santo e a Nostra Signora del Silenzio e della Contemplazione.

    42. Infine vorrei sottolineare tre condizioni evangeliche necessarie per ogni tipo di preghiera: la povertà, l'autenticità del silenzio e la vera carità.

    43. La povertà: aver coscienza dei nostri limiti, della nostra incapacità di pregare come si dovrebbe (cfr. Rom 8,26), della necessità del dialogo con gli altri, soprattutto della nostra fame profonda di Dio. Solamente ai poveri saranno rivelati i segreti del Regno di Dio (cfr. Lc 10,21). I poveri hanno una maniera di pregare semplice e serena, infallibilmente efficace: "Signore se vuoi, tu puoi sanarmi" "Lo voglio, sii sanato" (Mt 8,2 3).

    44.Il silenzio: non è facile nel mondo, ma non è facile neppure nel convento. Tutto dipende dall'interiorità pacificata e centrata in Dio. Quello che si oppone al vero silenzio non è il rumore esterno, l'attività o la parola; quello che si oppone è il proprio io costituito come centro. Per questo la condizione prima per pregare bene è dimenticarsi. A volte prega meglio un laico impegnato che un monaco esclusivamente concentrato nel suo problema. Perciò parliamo della "autenticità del silenzio". E', almeno in parte, il senso delle parole di Gesù: "Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6). L'essenziale non è entrare nella stanza; quello che è veramente importante è che il Padre è lì e ci aspetta.

    45. La vera carità: mi sembra che questo è il segreto di una preghiera feconda. Dobbiamo entrare in preghiera con cuore di "fratello universale". Nessuno può aprire il cuore a Dio senza una fondamentale apertura ai fratelli. La conseguenza o il frutto di una preghiera vera sarà un'apertura più profonda e gioiosa agli altri. Non si può provare la presenza di Gesù negli uomini se non c'è una forte e profonda esperienza di Dio nella solitudine feconda del deserto. Ma questo incontro con il Signore, nell'intimità privilegiata della contemplazione, deve condurci alla scoperta continua della sua presenza nei bisognosi (cfr. Mt 25).

    46. Quello che voglio dire è questo: che per pregare bene bisogna vivere almeno in forma elementare la carità, ma se si prega bene entrando con sincerità in comunione con il Padre per mezzo del Figlio e nello Spirito Santo usciamo dalla preghiera con instancabile capacità di donazione e di servizio ai fratelli. La carità autentica come immolazione a Dio e donazione ai fratelli è perciò all'inizio, in mezzo e alla fine di una preghiera vera.

    47. La preghiera di un laico consacrato affinché sia veramente espressione della sua gioiosa donazione a Gesù Cristo, sorgente feconda della sua missione e chiave essenziale della sua formazione deve essere fatta "nel nome di Gesù" (Gv 16,23 27), ossia sotto l'azione infallibilmente efficace dello Spirito Santo. E' lo Spirito di Verità che ci guida alla verità tutta intera (Gv 16,13) e ci aiuta a dare simultaneamente testimonianza di Cristo (cfr. Gv 15,26 27) nella realtà concreta e quotidiana della nostra vita. Da una parte ci aiuta ad entrare in Cristo più profondamente e a gustare la sua Parola; dall'altra ci rivela il suo passaggio nella storia e ci fa ascoltare con responsabilità le chiamate e le attese degli uomini.

    48. In altre parole: lo Spirito di Verità dimora in noi (Gv 14,17) e ci fa comprendere, dentro, nella unità profonda della vita consacrata nel mondo, che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito…Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16 17).

    49. La consacrazione secolare è una testimonianza di questo amore intimo e universale del Padre. La vita di un laico consacrato si converte così, attraverso l'azione continuamente ricreatrice della preghiera, in una semplice manifestazione e comunicazione della instancabile bontà del Padre. Poiché lo Spirito Santo lo fa una nuova presenza di Cristo: "Voi siete una lettera di Cristo,… scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori" (2 Co 3,3).

    50. Che Maria Santissima, esempio e maestra di preghiera vi accompagni e vi illumini in questi giorni; che vi introduca nel suo cuore contemplativo (cfr. Lc 2,19) e vi insegni ad essere poveri. Che vi prepari all'azione profonda dello Spirito e vi renda fedeli alla Parola. Che vi ripeta dentro queste due semplici frasi del Vangelo, una sua e l'altra di suo Figlio: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5) e: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"(Lc 11,27).

     

  • Una presenza viva al servizio del mondo e della Chiesa

    Discorso al I Congresso Mondiale degli Istituti Secolari - 1976
    Una presenza viva al servizio del mondo e della Chiesa

    Cari figli e figlie nel Signore,

    1. Ben volentieri abbiamo accolto la domanda del Consiglio esecutivo della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari quando, in tempo opportuno, ci fece conoscere il desiderio di avere questo incontro. Esso ci offre infatti l'occasione di esprimervi, insieme alla nostra stima, le speranze che la Chiesa ripone nella testimonianza speciale che gli Istituti Secolari sono chiamati a dare in mezzo agli uomini di oggi.

    2. Non c'è bisogno di soffermarci a mettere in luce le caratteristiche peculiari che definiscono la vostra vocazione, poiché, nei loro tratti fondamentali che sono "la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici e la piena responsabilità di una presenza e di un'azione trasformatrice dal di dentro del mondo, per plasmarlo, perfezionarlo e santificarlo", queste caratteristiche possono essere ora considerate come una acquisizione sicura della vostra coscienza istituzionale. Tutto ciò ve lo abbiamo ricordato in occasione del venticinquesimo anniversario della Costituzione Apostolica Provida Mater (discorso del 2 febbraio 1972).

    3. Per quanto ci spetta in questa occasione, il nostro desiderio è piuttosto di sottolineare il dovere fondamentale che deriva dalla fisionomia or ora evocata, e cioè il dovere di essere fedeli. Questa fedeltà, che non è immobilismo, significa anzitutto attenzione allo Spirito Santo che fa nuove tutte le cose (cfr. Ap. 21,5). Gli Istituti Secolari infatti sono vivi nella misura in cui partecipano alla storia dell'uomo, e agli uomini d'oggi testimoniano l'amore paterno di Dio rivelato da Gesù Cristo nello Spirito Santo (cfr. Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 26).

    4. Se rimangono fedeli alla loro vocazione propria gli Istituti Secolari diverranno quasi "il laboratorio sperimentale" nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo. E perciò essi devono ascoltare, come rivolto soprattutto a loro, l'appello della Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi: "il loro compito primario… è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale" (n. 70).

    5. Ciò non significa evidentemente che gli Istituti Secolari in quanto tali debbano assumere questi compiti. Ciò spetta normalmente a ciascuno dei loro membri. Dovere degli Istituti stessi è quindi di formare la coscienza dei loro membri ad una maturità e ad una apertura che li spingano a prepararsi con molto zelo alla professione scelta, per affrontare poi con competenza e in spirito di distacco evangelico, il peso e la gioia delle responsabilità sociali verso cui la Provvidenza li orienterà.

    6. Questa fedeltà degli Istituti Secolari alla loro vocazione specifica deve esprimersi anzitutto nella fedeltà alla preghiera che è il fondamento della solidità e della fecondità. E' quindi molto bello che voi abbiate scelto come tema centrale della vostra Assemblea la preghiera come espressione di una consacrazione secolare, sorgente della missione e chiave della formazione. Ciò significa che voi siete in ricerca di una preghiera che sia espressiva della vostra situazione concreta di persone "consacrate nel mondo".

    7. Vi esortiamo quindi a proseguire questa ricerca sforzandovi di fare in modo che la vostra esperienza spirituale possa servire di esempio ad ogni laico. Infatti, per colui che si consacra in un Istituto Secolare la vita spirituale consiste nel saper assumere la professione, le relazioni sociali, l'ambiente di vita, come forme particolari di collaborazione all'avvento del regno dei cieli e a sapere imporsi dei momenti di pausa per entrare in contatto più diretto con Dio, per rendergli grazie e per chiedergli perdono, luce, energie e carità instancabile per gli altri.

    8. Ciascuno di voi beneficia certamente del sostegno del suo Istituto attraverso gli orientamenti spirituali che esso dà, ma soprattutto attraverso la comunione tra coloro che condividono lo stesso ideale sotto la guida dei loro responsabili. E, sapendo che Dio ci ha dato la sua parola, colui che si è consacrato si metterà con grande regolarità all'ascolto della Sacra Scrittura, studiata con amore e accolta con animo purificato e disponibile, per cercare in essa così come nell'insegnamento del Magistero della Chiesa, una interpretazione esatta della propria esperienza quotidiana vissuta nel mondo. In modo speciale, appoggiandosi sul fatto stesso della propria consacrazione a Dio, egli si sentirà impegnato a favorire gli sforzi del Concilio per una partecipazione sempre più intima alla santa liturgia, cosciente che la vita liturgica ben ordinata, ben integrata nelle coscienze e nelle abitudini dei fedeli, contribuirà a mantenere vigile e permanente il senso religioso, alla nostra epoca, e a procurare alla Chiesa una nuova primavera di vita spirituale.

    9. La preghiera diventerà allora l'espressione di una realtà misteriosa e sublime, condivisa da tutti i cristiani, cioè l'espressione della nostra realtà di figli di Dio. Sarà un'espressione che lo Spirito Santo purifica e assume come preghiera propria, spingendoci a gridare con Lui: "Abba", cioè Padre! (cfr. Rm 8,14ss.; Gal 4,4ss.).

    10. Una siffatta preghiera, se riesce ad essere cosciente nel contesto stesso delle attività secolari, è allora una vera espressione della consacrazione secolare.

    11. Questi sono i pensieri cari figli e figlie, che vogliamo affidare alla vostra riflessione per aiutarvi nella vostra ricerca di una risposta sempre più fedele alla volontà di Dio che vi chiama a essere nel mondo, non per assumerne lo spirito, ma per portare in mezzo ad esso una testimonianza capace di aiutare i vostri fratelli ad accogliere la novità dello Spirito in Cristo. Con la nostra benedizione apostolica.

     

    S. S. PAOLO VI, 25 agosto1976

     

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